“Ai miei amici ospiti” così il Conte Arturo Ottolenghi apriva, nel 1934, le porte del Ricovero agli anziani lavoratori verso i quali manifestava stima e affetto.
La Casa di Riposo “J. Ottolenghi”, meglio conosciuta in Acqui come “Il Ricovero”, si trova accanto al Duomo, appena oltrepassato l’episcopio e si sviluppa sull’antico ospedale di Santa Maria Maggiore (sec. XV), del cui fabbricato quadrangolare rimangono solo due lati, magistralmente e sapientemente rivisitati dall’Architetto Marcello Piacentini.
(Foto della struttura anche d'epoca)
“Se una notte d’inverno un viaggiatore”, citando Calvino, ci si trovasse, avvolti nella nebbia, in Via Verdi di fronte all’ingresso della Casa di Riposo, l’atmosfera medievale la farebbe da padrone, ma già la “Madonna col Bambino”, sul portale di accesso, opera di Herta Ottolenghi Von Wedekind, artista dal gusto raffinato e consorte del Conte Arturo, accoglie con un saluto benevolo tutti coloro che varcano l’ingresso e introduce il visitatore in una realtà squisitamente Novecentesca.
(Foto portone e Madonna)
La massiccia porta di mogano(1), con gli angeli scolpiti da Herta Ottolenghi Von Wedekind, custodiscono la cappella, gioiello spirituale della Casa di Riposo(2). All’interno, la luce filtra da quattro vetrate, raffiguranti le virtù cristiane e opera del mastro vetraio Pietro Chiesa Junior(3). Il confessionale è in noce massiccio e sormontato da una deliziosa statuetta del Buon Pastore, anch’essa opera di Herta(4). I marmi verdi delle pareti conducono all’Annunciazione e al Sancta Santorum rivestito da preziosi mosaici eseguiti con molta perizia dagli artigiani della Scuola del Mosaico del Vaticano su cartoni del sacerdote acquese Virginio Bongioanni(5).
Al secondo e ultimo piano, Arturo e Herta vollero creare un circolo denominato “Club dei Semprevivi”, una sala dove gli ospiti potevano trascorrere le ore della giornata conversando tra loro e giocando a carte o a dama. I disegni della signorina Ingeborg e poi l’esecuzione di Emilio Demetz decorano la porta d’ingresso, mentre le pareti interne ospitano incantevoli affreschi di rara delicatezza e carica emotiva di Fiore Martelli.
All’epoca dei Conti Ottolenghi, gli ospiti ricevevano in consegna un servizio di posateria individuale in argento e si accomodavano su sedie scolpite da Emilio Demetz e intorno a tavoli da pranzo disegnati da Fausto Saccorotti.
Era stato allestito, con ingresso separato, il “Salone delle Minestre”, nel quale venivano somministrati giornalmente più di duecento pasti ai bisognosi esterni.
“Quell’opera è l’argomento più importante della mia vita, ed è stata disprezzata da tutti (…): è uno scavo, dicevano, la copia di un antico. Io la guardo sempre con piacere, come se l’avesse fatta un altro. Non c’è opera tanto completa di sentimento e di forme dagli alessandrini a oggi (…). Il Figliol Prodigo ha un pathos! Un greco non avrebbe potuto farlo.”
Così Arturo Martini parla della propria opera che trovò finalmente collocazione, nell’autunno del 1931, nel giardino della Casa di Riposo dopo che il Conte Arturo Ottolenghi, illuminato mecenate, acquistò la scultura.
Il Figliol Prodigo, protagonista di molte esposizioni internazionali, è sicuramente l’opera scultorea bronzea più rappresentativa del Novecento.
L’indimenticato Monsignor Giovanni Galliano scrisse del Ricovero Ottolenghi: “Acqui ne restò meravigliata, orgogliosa di avere un centro per anziani così degno”.
Per approfondimenti, si rimanda al testo di Emilio Zanzi, “Il Ricovero Ottolenghi”, Realizzazione Editoriale De Ferrari (disponibile presso la Casa di Riposo), da cui sono stati tratti gli spunti per questi brevi testi, e si ringraziano Lionello Archetti-Maestri, per l’indispensabile e completo supporto storico – artistico; il Professor Mario Piroddi, quest’ultimo per aver messo a disposizione l’archivio fotografico del settimanale “L’Ancora” da lui diretto; Monica Bruzzo per la consulenza artistica e German Revilla per l’impaginazione grafica.
A oggi, persistendo lo stato di emergenza, le visite alla struttura sono sospese. Confidiamo di riprenderle presto.
La Presidente
Dott.ssa Barbara Gandolfo